Chi non è abituato a staccare la spina durante il giorno gustando una merendina?
Forse non tutti sanno però che la merenda è una tradizione che arriva da lontano, cambiata sulla base dell’evoluzione della società e della famiglia e tipica dei paesi mediterranei, Italia in testa. Dati alla mano, nel 1970 venivano prodotte 40 mila tonnellate di merendine per arrivare a toccare le 200 mila tonnellate nel duemila. Oggi le merendine entrano nelle case di 21,5 milioni di famiglie italiane e non sono più esclusiva dei bambini, ma è un’abitudine consolidata per oltre il 60% degli italiani, quindi anche per i ragazzi e più in generale per tutti i componenti della famiglia. E se negli anni Cinquanta la merenda non era la regola e “bisognava meritarsela”, oggi le condizioni economiche e una nuova attenzione a stili di vita salutari hanno portato a suddividere in cinque i pasti giornalieri, comprendendo quindi anche due merende.
Ma come sono nate le merendine? Sono tipici prodotti dolci da forno trasformati in mono porzioni, a base di pan di spagna, pasta frolla, o pasta brioche, semplici o farciti, nati negli anni cinquanta per fornire un’alternativa pratica alla tradizionale merenda casalinga o alla colazione al bar.
ANNI CINQUANTA: I DOLCI DELLE FESTE IN FORMATO MINI
Le prime merendine degli anni Cinquanta erano infatti colomba e panettone in formato mini come il Mottino, poi trasformato nel 1953 in Buondì, a cui è seguita la produzione del Pandorino, formato mignon del tipico dolce natalizio veronese.
ANNI SESSANTA: ARRIVANO LE TORTE CASALINGHE
Negli anni Sessanta, oltre ai dolci tipici delle feste, iniziano ad essere riproposte sotto forma di merendine anche le torte casalinghe, a base di pasta margherita, pan di spagna e pasta frolla e farcite con confettura o cioccolata, come la Brioss e la Fiesta.
ANNI SETTANTA: NASCE L’ACCOPPIATA MERENDINA/SORPRESINA
Negli anni Settanta a far da padrona è invece la Girella, che è stato anche il primo prodotto ad inserire una sorpresa all’interno delle confezioni. Mentre alla fine degli anni settanta nascono altri due “grandi classici”: il Saccottino, brioche lievitata farcita all’’albicocca, al cioccolato o alla crema, e la Crostatina, mini torta di pasta frolla alla marmellata o al cioccolato.
ANNI OTTANTA: TRIONFA IL CIOCCOLATO
Negli anni Ottanta a trionfare è il cioccolato: Kinder Colazione Più (1981), i Tegolini (1983), i Soldini (1986), lo Yo-Yo (1986) e Kinder Delice (1985). Sul finire del decennio le merendine entrano però nella loro “ seconda generazione”, iniziando ad adeguarsi alla crescita di consapevolezze nei confronti di una sana e corretta alimentazione da parte dei consumatori italiani. Fanno il loro ingresso quindi anche le fibre e lo yogurt. I capofila di questa generazione sono sicuramente Le Camille e i Plum Cake, entrambi del 1989.
ANNI NOVANTA: LE MERENDINE CHE SI METTONO IN FRIGO
Il mercato inizia ad orientarsi verso prodotti nutrienti ma leggeri, come le merendine refrigerate con latte pastorizzato (Fetta al Latte, Pinguì, Kinder Paradiso) e semplici (Flauti e Yogo Brioss). Sono gli anni della generazione “merendine & cartoni animati”, definita anche, in un libro di Alessandro Aresu, “Generazione Bim Bum Bam”. Negli anni Novanta iniziano a cambiare anche le occasioni di consumo, non più necessariamente a metà mattina e metà pomeriggio e il target, che è sempre più ampio. Il 35% degli italiani consuma infatti le merendine a colazione, il 20% durante la pausa a metà mattina, il 35% nel pomeriggio e il restante 10% in altri momenti della giornata.
ANNI DUEMILA: MENO CALORIE, PIÙ SALUTE
Nel corso dell’ultimo decennio si passa a porzioni più piccole e meno calorie (da circa 200 kcal a 170-180 kcal per le più sostanziose, 130-150 kcal per le più leggere, ma ci sono anche merendine che hanno appena 100 kcal), cala la quantità di zucchero e di grassi saturi ma soprattutto spariscono i grassi idrogenati. Si arriva così alle “merendine moderne”: gustose ma rispettose degli aspetti nutrizionali e attente alla salute. Con una merendina si copre quindi circa il 5-7% dell’energia giornaliera raccomandata, quota suggerita dai nutrizionisti come adatta per ciascuno dei due spuntini giornalieri in uno schema alimentare giornaliero costituito da cinque pasti.